martedì, marzo 29, 2005

E io pago!

da repubblica.it

Dopo 10 mesi di trattative raggiunto l'accordo con l'Agenzia delle entrate
Il club di Lotito dovrà pagare 140 milioni di euro nel corso di 23 anni
Lazio, chiusa la partita col fisco
Cacciato lo spettro del fallimento
Il presidente Lotito esulta e rilancia: "Ora la battaglia per il nuovo stadio"

ROMA - Si chiude la querelle tra la Lazio e il fisco. La commissione consultiva per la riscossione dei tributi ha infatti dato parere favorevole all'accordo concluso dal club bianconceleste con l'erario, accordo che prevede il pagamento di 140 milioni di euro in 23 anni. La notizia è stata confermata dall'Agenzia delle entrate. Il documento è stato inviato via fax alla Lazio che a sua volta lo ha mandato al tribunale fallimentare di Tivoli, davanti al quale fin da stamattina presto stazionavano alcune centinaia di tifosi.

Il presidente esulta. "Sono soddisfatto, è una vittoria che dedico ai tifosi della Lazio che ci sono stati vicini". L'intesa con il fisco è stata salutata con queste parole dal presidente del club Claudio Lotito. "Non è però finita qui - ha proseguito - adesso c'è un'altra battaglia che ci attende ed è quella della costruzione del nuovo stadio che ci servirà per adempiere agli impegni sottoscritti".

Dieci mesi di trattative. Si chiude così una vicenda che ha tenuto a lungo gli sportivi di fede biancoceleste con il fiato sospeso. Le trattative sono durate infatti dieci mesi e l'impresa di salvare la Lazio è stata una corsa contro il tempo. Tutto ha inizio nel maggio del 2004, quando l'allora presidente, l'avvocato Ugo Longo, aveva presentato l'istanza di rateizzazione dell'intero debito tributario di circa 170 milioni di euro.

L'arrivo di Lotito. Una situazione ereditata poi da Claudio Lotito, subentrato alla presidenza del club il 19 luglio dello scorso anno. E solo due giorni più tardi, il 21 luglio, l'Agenzia delle entrate aveva fatto sapere di dover attendere un parere consultivo degli organi competenti prima di poter prendere in esame la richiesta presentata dal club. La Lazio aveva fatto leva sul decreto legge 138 dell'agosto del 2002, convertito in legge 178/02, che prevede la possibilità per l'Agenzia delle entrate di arrivare ad una transazione, anche attraverso la rateizzazione del pagamento, con il contribuente insolvente.

La svolta del Consiglio di Stato. Una pagina importante nella lunga querelle la scrive il 28 settembre scorso il Consiglio di Stato con il parere espresso sull'applicabilità del decreto stesso: i giudici amministrativi di fatto dicono che l'istanza presentata dalla società biancoceleste è ammissibile. Comincia così il pressing del presidente Lotito sull'Agenzia delle entrate: il 4 novembre la prima richiesta di pronunciarsi dopo l'ok del Consiglio di Stato.

Ultimatum incrociati. Ma sono i primi mesi del 2005 quelli decisivi e che porteranno alla svolta finale. "Lo Stato deve fare una scelta, o prenderli o non prenderli mai più i soldi", aveva detto il presidente ad inizio febbraio. L'Agenzia replica il 22 febbraio, chiedendo alla Lazio di integrare con altri documenti l'istanza di transazione presentata. Il 7 marzo il club consegna nuovi documenti e comincia il rush finale per evitare il fallimento del club. La Lazio fissa al 23 marzo il termine ultimo per poter sottoscrivere la transazione ed evitare di portare libri in tribunale.

La Lega si mette di traverso. Intanto il 17 la società avanza la sua proposta per chiudere la partita con l'erario: 107 milioni complessivi, comprensivi di interessi e senza altri oneri, dilazionati in 20 anni. L'iniziativa solleva anche un polverone in campo politico, con la protesta della Lega che si scaglia contro un provvedimento per salvare la Lazio. La vertenza comunque sembra chiudersi quando nella notte tra il 23 e il 24 marzo viene siglato l'accordo tra la Lazio e l'Agenzia delle entrate. La gioia, anche dei tifosi, dura solo poche ore: nella stessa giornata arriva infatti la doccia gelata per la richiesta di un parere sull'accordo all'avvocatura dello stato.

Successo al fotofinish. Contestualmente il Tribunale di Tivoli dà il suo ultimatum: se entro il 29 marzo non verranno depositati tutti i documenti ufficiali del patto, verrà avviata la procedura di fallimento del club. La corsa contro il tempo si è chiusa al fotofinish questa mattina: la commissione consultiva per la riscossione dei tributi mette la parola fine. L'accordo è valido, la transazione si può fare. Giusto in tempo per correre a Tivoli, a venti minuti dalla scadenza, depositare gli atti in Tribunale e decretare la salvezza del club.

(29 marzo 2005)

che vergogna! per lo Stato ricattato, per il giornalismo indecente e per i poveri cittadini-tifosi che ancora stanno a pensare al calcio e non si accorgono di essere sfruttati come schiavi ignoranti