mercoledì, marzo 16, 2005

Castelli che scricchiolano...

da repubblica.it

La Corte dei Conti invia alla Procura un dossier su 50 contratti
quasi tutti gli incarichi sono stati dati dall'attuale Guardasigilli
"Consulenze ingiustificate"
c'è un'inchiesta su Castelli
Coinvolti anche i precedenti ministri Diliberto e Fassino
di LIANA MILELLA

ROMA - Dalla Corte dei conti alla procura della Repubblica di Roma per verificare se, oltre al danno erariale, vi sia stato anche del dolo nella gestione delle consulenze al ministero della Giustizia. Sotto inchiesta l'attuale Guardasigilli Roberto Castelli, ma anche i suoi predecessori Piero Fassino e Oliviero Diliberto, con un'"aggravante" numerica per Castelli.

Il numero delle consulenze affidate dal ministro leghista e dai suoi tre sottosegretari, Jole Santelli (Fi), Giuseppe Valentino (An) e Michele Vietti (Udc) superano di gran lunga le precedenti, riguardano oltre quaranta contratti per oltre venti persone, visto che le consulenze durano sei mesi e possono essere protratte per un anno, e quindi le stesse contano più di una volta. Per Diliberto e Fassino invece si tratta di due o tre casi per ciascuno.

Con i ministri, sul tavolo della procura, sono finiti anche tutti i magistrati del ministero, direttori generali compresi, che in questi anni hanno fatto parte dei comitati di valutazione per esaminare la relazione scritta dei singoli consulenti e dare il via libera al pagamento. Per il solo Castelli che, come vertice dell'ufficio, è tenuto a controfirmare ogni richiesta di consulenza sia propria sia dei sottosegretari, la somma su cui ormai da due anni sta indagando la Corte dei conti è di un milione di euro.

Adesso toccherà alla procura di Roma stabilire se c'è stato reato, se ad esempio è stato commesso un abuso d'ufficio, e quindi se l'incartamento dev'essere trasferito al Tribunale dei ministri che ripartirà da zero per compiere l'indagine penale.

Sul tavolo del procuratore di Roma Giovanni Ferrara quella che viene definita come una "copiosa documentazione" è arrivata dalla Corte dieci giorni fa. Ferrara ha costituito un pool, composto dall'aggiunto Lapadura e dai pm D'Ippolito e Palaia, che proprio in queste ore stanno valutando il lungo e complesso lavoro del vice procuratore regionale della Corte dei conti Patti che ormai da due anni ha cercato di capire fino a che punto le consulenze della Giustizia fossero effettivamente necessarie, o piuttosto non fossero un favore fatto ad amici usando denaro pubblico.

Patti è già arrivato a una conclusione: ha spedito 70 avvisi ad altrettante persone del ministero che hanno avuto la possibilità di inviargli delle contro deduzioni e adesso è già pronto per il rinvio a giudizio. In via Arenula sono in fibrillazione da giorni perché la notifica ufficiale dovrebbe arrivare da un momento all'altro.

Che la Corte dei conti avesse deciso di usare il pugno duro contro le consulenze di Castelli e di altri ministri del governo Berlusconi (ad esempio la Moratti per la Pubblica Istruzione) non è un segreto da tempo, tant'è che a Natale proprio Castelli aveva proposto un emendamento nella Finanziaria, una sorta di sanatoria per azzerare la precedente gestione e ripartire da zero.

Ma fu il presidente della Repubblica a storcere il naso e non se ne fece più nulla. Il procuratore Patti si è via via convinto che un grosso abuso ci sia stato, che chiamare professionisti esterni per coprire figure come quella del segretario particolare, dell'assistente legale e di quello per i rapporti con il Parlamento, dell'esperto per l'edilizia penitenziaria, dell'addetto all'esame dei bilanci, configuri soltanto un abuso.

Al ministero già ci sono, secondo Patti, professionisti retribuiti che possono ricoprire quegli stessi ruoli. Patti ha cominciato a indagare partendo dalle consulenze di Castelli, da quella società Global Brain che avrebbe dovuto verificare, d'accordo anche con il Csm, il livello di produttività degli uffici giudiziari. Poi il procuratore si è via via allargato. Ha analizzato le consulenze affidate dal capo di gabinetto di Castelli Nebbioso e dal capo dell'organizzazione giudiziaria Cerrato. Poi è giunto ai sottosegretari di cui ha contestato ogni affidamento.

A quel punto tutte le toghe delle commissioni di controllo sono state coinvolte. Il magistrato contabile, convinto di un abuso che va oltre la cattiva gestione finanziaria, ha coinvolto la procura per i risvolti penali.

(16 marzo 2005)