sabato, febbraio 26, 2005

La nascita di un MITO

da repubblica.it
Moda, i No Global svelano l'enigma
'Abbiamo creato noi Serpica Naro'
"Abbiamo creato Serpica Naro in 7 giorni e con pochi soldi"
Intervista a Frankie, uno dei creatori di Serpica Naro
L'incredibile beffa di 200 precari ai signori della moda milanese
di ROSARIA AMATO

ROMA - Serpica Naro sono io. Anzi, siamo noi, i precari del mondo della moda che hanno creato la sedicente artista e stilista anglonipponica, una beffa riuscita in pieno contro la Settimana e la Camera della Moda. Una beffa contro tutti i meccanismi della moda, spiega Frankie del collettivo Chainworkers e di San Precario, uno dei creatori di Serpica Naro.

A chi è venuta l'idea, soprattutto come siete riusciti a realizzarla?
"Tra i creatori di San Precario ci sono molte persone che credono che la precarietà si possa costruire attraverso l'immaginario e il sapere. A creare Serpica Naro sono stati 200 precari che lavorano nel mondo della moda, io sono uno di loro, lavoro da anni nel mondo delle sfilate".

Quindi 200 persone che hanno lavorato anche per queste sfilate milanesi, appena concluse?
"Certo. Sono tutte persone come me, io ho 32 anni e mi occupo di allestimenti nella moda. Abbiamo fatto tutto quello che si fa in questi casi, e che siamo abituati a fare come precari: tramite i nostri contatti abbiamo redatto un book, creato uno stile e i buyer, allestito una redazione, messo su un ufficio stampa, lo show room. Un lavoro che evidentemente è stato apprezzato dalla Camera della Moda".

In quanto tempo avete messo a punto tutto il lavoro?
"In sette giorni. In tre abbiamo completato il book, e negli altri quattro abbiamo presentato in modo capillare Serpica Naro. Contemporaneamente ci siamo inseriti nella Settimana con le nostre manifestazioni di protesta: ci prendevano in giro, qualcuno diceva anche che bisognava avere pietà di noi. Quando si è scoperto di Serpica Naro, per noi è stato un momento liberatorio".

Una di voi ha impersonato Serpica Naro?
"No, lei ha sempre parlato attraverso l'ufficio stampa. Però in un certo senso sì: una ragazza con i tratti orientali l'ha interpretata in un video di 10-15 minuti".

Nessuno ha mai avuto un dubbio sull'autenticità del tutto?
"Nessun dubbio, assolutamente no. Sembra impossibile che precari che vengono pagati cinque euro l'ora possano essere sullo stesso piano, fare concorrenza a chi guadagna cifre stratosferiche. Per la settimana della Moda si sono spesi miliardi di euro".

E voi quanto avete speso?
"Alcune migliaia di euro. Ma non tanto per il lavoro preparatorio: il 70 per cento è stato assorbito dalle spese per la sfilata, il tendone, il riscaldamento".

Se veniste scoperti non lavorereste più.
"Non si potrà mai sapere chi siamo. Sarebbe stato diverso se avessimo scelto una linea di protesta di tipo sindacale, o una provocazione del tipo infrangere le vetrine. Quel momento è passato. Adesso vogliamo infrangere la vetrina dell'immagine. La moda ha vampirizzato Milano. La riduzione ai finanziamenti ai teatri dipende anche da questo: la moda ha succhiato lo spirito della cultura. Ecco, noi, in pochi giorni, e con pochissimi soldi, abbiamo fatto quello che loro fanno con ben altri mezzi. Abbiamo dimostrato che la settimana della moda evidentemente non è così prestigiosa".
(26 febbraio 2005)

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sempre da repubblica.it

Sorpresa nella giornata conclusiva della Settimana della Moda
Beffa del collettivo Chainworkers ai danni degli organizzatori delle sfilate
Moda, i No Global svelano l'enigma
'Abbiamo creato noi Serpica Naro'
Il nome della sedicente stilista è l'anagramma di San Precario

MILANO - In un'intervista ha dichiarato: "Non esiste conflitto se non nel comune diritto al sogno". Sul sito settimanadellamoda.it vengono riportate le polemiche suscitate dal "suo uso spregiudicato di tematiche sociali e di ambienti metropolitani". "Lascerò Milano senza parole", aveva promesso Serpica Naro, "giovane artista e stilista anglonipponica", e infatti così è stato, soprattutto perchè Serpica Naro non esiste. Gli organizzatori della settimana della moda milanese hanno scoperto solo stasera, poco prima della sfilata della sedicente stilista, che avrebbe dovuto chiudere gli appuntamenti in calendario, che si tratta di una beffa dei 'No global' che fanno capo a San Precario, e infatti Serpica Naro è l'anagramma di San Precario.

Gli addetti della Camera Nazionale della Moda sono stati ingannati inizialmente dall'interessante 'look book' della sedicente designer e non hanno esitato ad accreditarla e inserirla nel calendario ufficiale delle presentazioni. Ad avvalorare la loro buona fede, d'altronde, c'erano, e ci sono tuttora, sia un sito dedicato alla stilista, sia altri siti Internet che parlano di lei, creati per l'occasione, sia un ufficio stampa italiano, uno giapponese e uno inglese, oltre a indirizzi di inesistenti showroom a Tokyo e Londra e fantomatiche rassegne stampa.

Per conquistare la fiducia degli addetti ai lavori, poi, è stato anche creato un sito di news sulla settimana della moda, dedicato ai giovani stilisti, da cui è divampata un'ancora più fittizia polemica lanciata dai No Global contro la stilista giapponese, rea di aver scelto gli spazi adiacenti il centro sociale Pergola, da cui, invece, è partita tutta l'operazione. Per montare la boutade, i no global si sono inventati pure un passato scabroso per Serpica, divulgando sulle mailing list omosessuali una falsa notizia: e cioè che la stilista, nel 2001, si era spacciata per attivista gay per convincere numerosi membri della comunità omosessuale giapponese a far da modelli per un magazine di moda alternativa, per poi invece usarne le immagini nella sua pubblicità. Così i precari hanno potuto diramare comunicati polemici contro la stilista nipponica e annunciare manifestazioni di protesta alla sua sfilata.


Niente protesta invece, solo la rivelazione dell'inganno: "Serpica Naro è un metamarchio, che serve a lanciare un luogo di incontro di creatività autoprodotte e di condivisione dei saperi che - spiega uno degli organizzatori, del collettivo Chainworkers - dopo la sfilata odierna, troverà spazio nel sito ufficiale della finta stilista, ma a una sola condizione, essere 'open source', come il software Linux, ossia copiabile e riproducibile".

Tuttavia la sfilata c'è stata davvero, organizzata dai Chainworkers. Sulla passerella della Pergola hanno sfilato otto modelli dedicati alle difficili condizioni di vita del lavoratore precario. Sono stati proposti abiti fascianti 'nascondi maternità', gonne 'anti-mano morta' disseminate di trappole per topi, tute da lavoro che nascondono il pigiama, perchè qualche volta è difficile svegliarsi per i turni di mattina, e abiti sdoppiati per chi fa due lavori.

Dopo la performance precaria, anche una sfilata vera e propria con modelli autoprodotti da giovani realtà di movimento: la linea londinese Sailor Mars, che nasce dai mercatini dell'usato, la 'Industrial couture' milanese, con abiti tutti aerografati a mano, e la spagnola 'Yo mango collection', con capi pieni di tasche a soffietto, creati per rubare. Yo Mango, infatti, è un collettivo spagnolo, la cui traduzione letterale è 'Io rubo', nata dai lavoratori della catena spagnola Mango che per arrotondare il salario avevano deciso di rubare qualche capo, mettendo in moto un movimento di 'spesa proletaria' e di difesa sindacale dei precari pagati a 90 giorni. Dopo la sfilata, sotto il cavalcavia Bussa, musica live e danze in onore di San Precario
(26 febbraio 2005)